19Set

PEPE DI CAYENNA, L’ALLEATO DEL CUORE

In 35 anni di pratica, non ho mai perso un paziente colpito da un attacco cardiaco durante le visite domiciliari. La ragione è che, se stanno ancora respirando, verso loro una tazza di tè al pepe di Cayenna (un cucchiaino di pepe di Cayenna in una tazza di acqua calda), e in pochi minuti si rimettono in piedi“. Dr. John Raymond Christopher

SUPPORTO IN CASO DI INFARTO

Nel caso di un’evenienza come un attacco cardiaco, la prima azione prioritaria è senz’altro chiamare il soccorso medico. Tuttavia, se i soccorsi non dovessero arrivare tempestivamente e non si dispone in casa di farmaci adeguati, c’è un alimento che può aiutare a evitare un peggioramento della situazione: il pepe di Cayenna, una spezia derivata dal peperoncino rosso omonimo. Il pepe di Cayenna offre svariati benefici: grazie all’alta presenza di capsaicina, è considerato un potente anti-infiammatorio, antidolorifico e stimolante naturale che beneficia la salute del cuore. È stato utilizzato in campo medico fin dall’antichità.

Secondo il dottor John Raymond Christopher, noto erborista americano, il pepe di Cayenna può essere estremamente utile in caso di infarto, riuscendo a fermare un attacco cardiaco in tempi molto brevi. Il dottore ha suggerito un modo efficace per utilizzarlo: diluire un cucchiaino di pepe di Cayenna in polvere in un bicchiere di acqua calda e somministrarlo alla persona afflitta. Nel caso in cui la persona fosse in stato di incoscienza, alcune gocce della tintura madre andrebbero poste sotto la lingua. Questo metodo fa sì che il peperoncino di Cayenna, grazie alle sue proprietà vasodilatatrici, aumenti velocemente la frequenza cardiaca, riuscendo così a bilanciare la circolazione sanguigna. Questa è la ragione per cui è consigliabile avere sempre questo ingrediente, o l’estratto, a portata di mano in casa.

Con un punteggio di circa 100 unità sulla scala di Scoville, il pepe di Cayenna si guadagna la fama di essere uno dei peperoncini più piccanti al mondo. Funziona come uno stimolante che spinge il cuore a battere più velocemente e a favorire la circolazione sanguigna, un effetto che può essere cruciale nel contrastare un potenziale infarto.

COME PREPARARE LA TINTURA DI PEPE DI CAYENNA

Ingredienti:

  • Alcol al 95 per cento
  • Polvere di pepe di Cayenna
  • Una bottiglia di vetro
  • Un paio di guanti

Procedimento:

  1. In un contenitore unire una parte di peperoncino di Cayenna in polvere a due parti di alcol a 95 gradi.
  2. Agitare il composto e riporlo in un luogo fresco e buio per 3 settimane.
  3. Scuotere il contenitore ogni due giorni.
  4. Trascorse le 3 settimane, filtrare la miscela di pepe di Cayenna conservando solo l’estratto.
  5. Assicurati di indossare i guanti in quanto il peperoncino può irritare o danneggiare la pelle.

Se individui segnali di un possibile infarto, mettere sotto la lingua della persona 5-10 gocce di estratto di pepe di Caienna.

Questo dovrebbe apportare un sollievo temporaneo dai sintomi fino a quando non sarà possibile trasportare la persona in ospedale per il necessario trattamento.

Se la persona è priva di sensi, somministrare con cautela un paio di gocce dell’estratto sotto la lingua e attuare immediatamente la RCP fino a quando la persona si riprende o arriva assistenza.

I BENEFICI PER IL CUORE SECONDO LA FONDAZIONE VERONESI 

Il consumo frequente di peperoncino riduce il rischio di morte per cause cardiovascolari. I dati di uno studio sostenuto anche dalla Fondazione Veronesi.

La ricerca, pubblicata sul Journal of the American College of Cardiology, è stata condotta come estensione dello studio osservazionale più ampio Moli-Sani. A guidarla Licia Iacoviello, a capo del dipartimento di epidemiologia e prevenzione presso l’Irccs Neuromed di Pozzilli, con il supporto, tra gli altri, di Maria Benedetta Donati, vicepresidente del comitato scientifico della Fondazione Umberto Veronesi. Ad affiancarli nell’analisi delle proprietà del peperoncino, anche i ricercatori del dipartimento di oncologia e medicina molecolare dell’Istituto Superiore di Sanità, dell’Università dell’Insubria di Varese e del Cardiocentro Mediterranea di Napoli. Attraverso oltre otto anni di monitoraggio dello stato di salute di quasi 23 mila adulti coinvolti nello studio Moli-Sani, gli autori hanno dimostrato che coloro che consumavano peperoncino quattro o più volte a settimana avevano un rischio di mortalità inferiore. “Questo era particolarmente significativo per quanto riguarda l’infarto e l’ictus cerebrale”, sottolinea Bonaccio, autrice principale dello studio.

Questo risultato è emerso indipendentemente dalla qualità generale della dieta seguita da ciascun partecipante all’osservazione. Il dato è stato confermato anche tra coloro il cui regime alimentare si discostava dalla dieta mediterranea. Ciò indica che “il consumo regolare di peperoncino può essere considerato benefico per la salute”, con ogni probabilità. Oltre ai molteplici utilizzi in cucina, il peperoncino è oggetto di attenta analisi da parte della comunità scientifica da tempo. Secondo diverse ricerche, il peperoncino ha proprietà antibatteriche e vasodilatatorie. Ma non è tutto. Si ritiene che contribuisca a mantenere sotto controllo il colesterolo e la pressione sanguigna. In base alle conclusioni di uno studio del 2017 pubblicato sull’International Journal of Food Sciences and Nutrition, il peperoncino sarebbe un elemento da non tralasciare durante una dieta dimagrante, grazie al suo effetto positivo sul metabolismo. Questi elementi, uniti, potrebbero spiegare la riduzione del rischio cardiovascolare. I benefici del peperoncino derivano dalla combinazione di sostanze antiossidanti contenute al suo interno: vitamina C, carotenoidi, polifenoli. Ma il merito principale va attribuito alla capsaicina, la molecola principale che conferisce il caratteristico sapore piccante al peperoncino.

PROPRIETÀ ANTITUMORALI

Il pepe di Cayenna presenta proprietà antifungine che prevengono l’insorgere di Phomopsis e Colletotrichum. Favorisce il benessere del sistema digestivo, stimolando la produzione di succhi gastrici e alleviando il gonfiore causato dai gas. Inoltre, è noto per le sue proprietà anticancro, specialmente contro il cancro ai polmoni, particolarmente nei fumatori. La capsaicina contenuta nel pepe di Cayenna è riconosciuta per prevenire la formazione di tumori causati dal tabacco, mostrando risultati simili anche nei pazienti con diagnosi di cancro al fegato.

La capsaicina appartiene a una classe di molecole conosciute come vanilloidi. Queste molecole provocano la morte delle cellule tumorali attraverso un’interazione diretta con le proteine dei mitocondri, organelli essenziali per le cellule. Questo processo conduce appunto alla morte delle cellule tumorali, ma ciò che sorprende è che i vanilloidi riescono a eliminare le cellule tumorali senza danneggiare quelle sane presenti attorno al tumore.

Il pepe di Cayenna risulta inoltre benefico nel trattamento di diversi disturbi tra cui problemi gastrici, emicrania, sintomi influenzali, allergie, obesità, arrossamento, mal di denti e artrite. È importante sottolineare che il pepe di Cayenna è ricco di nutrienti, tra cui calcio, zinco, selenio, magnesio, vitamine C e A. Pertanto, è consigliabile aver sempre a disposizione questa spezia e la tintura, considerando che il pepe di Cayenna rappresenta una delle spezie naturali più potenti che può apportare notevoli benefici al cuore.

19Set

REISHI, IL FUNGO DELL’IMMORTALITÀ

Oggi il Reishi si distingue come uno dei funghi polipori più preziosi in natura a beneficio della nostra salute”. – Paul Stamets

PROPRIETÀ

Il fungo Reishi, noto anche come Ganoderma Lucidum, è un fungo dalle innumerevoli proprietà medicinali utilizzato da secoli nella medicina tradizionale cinese e definito il “fungo dell’immortalità” grazie alle sue molteplici e strabilianti proprietà benefiche. Contiene vari composti bioattivi, tra cui triterpeni, polisaccaridi, peptidi e altri, che hanno dimostrato svariati effetti farmacologici e terapeutici. Alcuni composti presenti nel Reishi, come gli acidi ganoderici, il ganodermanondiol, il lucidumol e i β-glucani, hanno mostrato effetti antivirali e potrebbero contribuire a modulare la risposta immunitaria nelle malattie respiratorie. Il fungo contiene anche composti che inibiscono le reazioni a catena dell’ossidazione, riducono i prodotti dell’ossidazione dei lipidi e sopprimono le attività degli enzimi che producono composti tossici, riducendo così i danni causati dalle specie reattive dell’ossigeno nel nostro corpo e l’ossidazione dei lipidi nel processo di lavorazione degli alimenti. Inoltre, i polisaccaridi, le glicoproteine e i triterpeni del Reishi hanno dimostrato attività anticancerogene attraverso vari meccanismi, tra cui la stimolazione delle citochine, effetti citotossici, l’inibizione dell’adesione delle cellule tumorali, il blocco dell’apoptosi e dell’angiogenesi. Gli estratti di Reishi mostrano anche effetti benefici nel trattamento delle malattie cardiovascolari e del diabete.

In generale, i componenti del Reishi possono essere elencati come segue:

  • Polisaccaridi e glicoproteine (α-D-glucani, β-glucani, β-D-glucani, complessi polisaccaride-proteina e α-D-mannani).
  • Terpenoidi (acido ganoderico A-Z, ganoderali, acido ganosporerico A, acidi lucidenici e ganoderioli).
  • Composti azotati (acido aspartico, acido glutammico, lisina, leucina, metionina, cisteina e nucleotidi).
  • Altri componenti (fosforo, germanio, calcio, zolfo e magnesio).

Studi hanno dimostrato che il Reishi contiene oltre 432 metaboliti secondari, nonché più di 200 diversi tipi di polisaccaridi. Tra i metaboliti secondari, ci sono oltre 380 terpenoidi e più di 30 gruppi sterolici.

Le ricerche hanno stabilito che il Reishi manifesta una vasta gamma di effetti benefici, tra cui, ma non solo:

  • effetti anticancro (nella prostata, polmoni, seno e colon)
  • antidiabetici
  • anti-infiammatori
  • antiossidanti
  • anti-epatite
  • immunomodulatori
  • ipocolesterolemizzanti
  • antimicrobici
  • ipoglicemici
  • cardioprotettivi
  • antiiiperpigmentanti
  • antiartritici
  • proapoptotici
  • antiallergici
  • antiansia,
  • antiandrogenici
  • antinocicettivi.
  • antivirali

I benefici per la salute associati al Reishi sono attribuiti alle sue spore, miceli e composti bioattivi estratti dal corpo fruttifero.

PROPRIETÀ EPATOPROTETTRICI

È un’eccellente cura per le malattie epatiche in quanto riduce le transaminasi alte riportandole alla normalità quando il fegato è intossicato (cattiva alimentazione, alcol, sigarette). Fornisce un contributo positivo anche in caso di epatiti virali (A, B e C). Per questo motivo è quindi un valido aiuto per prevenire e combattere le malattie epatiche rafforzando il fegato, che ritorna a lavorare come un efficiente laboratorio depurativo in grado di eliminare agevolmente tossine, grassi in eccesso e radicali liberi. Questo fungo medicinale contiene gli stessi enzimi del fegato umano: sia quelli depurativi che quelli antiossidanti. I primi aiutano il fegato a svolgere la sua fondamentale azione depurativa (liberandolo dalle sostanze tossiche), i secondi lo proteggono dalle malattie. Ma quest’organo, come tutti i depuratori, accumula impurità, si ossida e per questo va a sua volta ripulito: più viene depurato, più la salute è fiorente. Il suo progressivo logoramento, per le tossine, l’età e le malattie, è dovuto all’impoverimento delle sostanze di cui ha bisogno per restare in salute. Quali?

Le cellule del fegato hanno bisogno di due gruppi di sostanze:

  1. il Citocromo P-450, cioè una serie di enzimi necessari per digerire e trasformare tutto ciò che deve elaborare,
  2. e gli enzimi antiossidanti (SOD, perossidasi, catalasi), necessari per neutralizzare i radicali liberi, che continuano a formarsi in gran numero a livello epatico.

Per questo i funghi medicinali, che sono fonte preziosa di queste molecole (che abbiamo in comune con loro), non sono un optional, ma sono necessari per restare in salute.

AZIONE CONTRO LE MALATTIE CARDIOVASCOLARI

Le malattie cardiovascolari (MCV), che rappresentano una delle principali cause di morte a livello mondiale insieme al cancro, sono correlate al cuore e ai vasi sanguigni e possono essere classificate come malattie cardiache ipertensive, cardiomiopatia, malattia coronarica e insufficienza cardiaca. Le cause di queste malattie sono l’ipertensione, l’aterosclerosi, la dislipidemia, l’infiammazione, lo stress ossidativo e la disbiosi intestinale. Secondo un rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) del 2019, il 32% dei decessi nel mondo (circa 17,9 milioni di persone) è stato causato dalle MCV. D’altra parte, si stima che questo numero possa raggiungere i 22,2 milioni entro il 2030. Vari fattori come l’età, i fattori genetici, una dieta non salutare, il fumo, l’uso di alcol, l’obesità e la mancanza di attività fisica, influenzano lo sviluppo delle MCV. Tra i fattori menzionati, l’alimentazione è fondamentale per prevenire la formazione di MCV primarie e secondarie.

I farmaci utilizzati per trattare queste malattie causano effetti collaterali nei pazienti, e gli effetti positivi di alcuni composti naturali presenti negli alimenti si propongono come alternativa per il trattamento delle MCV. È stato osservato che i composti naturali antiossidanti (come polisaccaridi, polifenoli, antocianine, gallato, epigallocatechina, rutina, quercetina e puerarina) contribuiscono a ridurre il rischio di MCV attraverso meccanismi come la regolazione del profilo lipidico, la riduzione della pressione sanguigna, la prevenzione dello stress ossidativo, il miglioramento del microbiota intestinale e la riduzione dell’insorgenza di infiammazione. Negli ultimi anni è stato dimostrato che gli alimenti funzionali contenenti componenti che svolgono un ruolo attivo nelle funzioni fisiologiche, hanno proprietà terapeutiche per molte malattie, come le MCV. Si ritiene che la capacità protettiva degli alimenti funzionali per la salute del cuore sia dovuta alle loro proprietà, come l’attività cardioprotettiva, gli effetti antiossidanti e la riduzione dei livelli di lipidi nel sangue.

È stato osservato che il Reishi ha effetti positivi sulle malattie cardiovascolari grazie alla sua azione sulla pressione sanguigna, sui lipidi, sul diabete e sull’obesità; impedisce alle piastrine di aderire insieme e riduce il colesterolo a bassa densità, il colesterolo totale e i trigliceridi grazie alla sua attività antiossidante. Infatti, in uno studio che ha indagato l’effetto degli estratti idroalcolici di Reishi sulle proprietà ipocolesterolemizzanti, è stato determinato che l’applicazione di un estratto nella gamma di dosi dello 0,5-1% nei topi, ha causato una riduzione del colesterolo sierico, del colesterolo a bassa densità (LDL-C) e dei livelli di trigliceridi. In questo contesto, Wu et al. hanno riportato che una dose di 50 ml/giorno per 1 mese ha ridotto il LDL-C nei volontari alimentati con liquido fermentato da micelio di Reishi.

È stato determinato che i triterpeni, uno degli importanti composti bioattivi del Reishi, svolgono un ruolo preventivo nelle MCV con le loro attività inibitorie e antinfiammatorie. Il Reishi contiene vari composti bioattivi come polisaccaridi e peptidi che possono prevenire le MCV proteggendo le cellule endoteliali nei vasi sanguigni. Inoltre, possiede altri benefici cardiovascolari come la riduzione della pressione sanguigna e il miglioramento del metabolismo lipidico. Adeyi et al. hanno condotto uno studio sugli effetti dell’estratto etanolico di Reishi sulla sindrome metabolica nei ratti. Lo studio ha indagato le potenziali proprietà ipoglicemiche, ipolipidemiche, ipotensive e antiossidanti dell’estratto etanolico in ratti con sindrome metabolica indotta. Hanno scoperto che una dose di 70 mg/kg di peso corporeo di estratto etanolico di Reishi mostrava attività antiossidante, antipertensiva, ipoglicemizzante e antidislipidemica. Shaher et al. hanno investigato l’effetto delle spore di Reishi applicate ai topi per l’insufficienza cardiaca diabetica e hanno riportato che l’applicazione delle spore a una dose di 300 mg/kg per 70 giorni ha ridotto i livelli di glucosio nel sangue del 20,3% e i livelli di trigliceridi del 20,4%. Nello stesso studio, è stato concluso che l’applicazione di spore di Reishi alleviava l’insufficienza cardiaca diabetica riducendo l’iperglicemia, lo stress ossidativo, l’infiammazione e l’apoptosi.

MECCANISMO D’AZIONE ANTIDIABETICO

Secondo un rapporto pubblicato dall’Atlas del Diabete IDF nel 2021, attualmente ci sono 537 milioni di adulti affetti da diabete tra i 20 e i 79 anni. Si stima che questo numero aumenterà a 783 milioni entro il 2045. L’OMS riporta 422 milioni di casi diabete e 1,5 milioni di morti a causa di esso. Circa il 90% dei casi di diabete, che è diffuso in tutto il mondo in numeri molto elevati ed è la sesta causa di morte più frequente, è stato determinato essere diabete di tipo 2. D’altra parte, oltre a ridurre la qualità della vita, il diabete è stato segnalato come precursore di gravi disturbi come malattie cardiovascolari, malattie renali, cancro e ulcere al piede. Nel tempo, la resistenza ai farmaci o agli inibitori utilizzati nel trattamento e gli effetti collaterali correlati, hanno portato alla ricerca di altre fonti. Per eliminare questi problemi nel trattamento del diabete, le fonti naturali con attività inibitoria dell’α-amilasi e dell’α-glucosidasi hanno attirato l’attenzione dei ricercatori.

I composti come glicosidi, proteine e lipidi presenti negli alimenti che inibiscono l’α-amilasi e l’α-glucosidasi sono promettenti, poiché riducono il rischio di tossicità o effetti collaterali nel trattamento del diabete. Una delle opzioni con questi composti bioattivi è il Reishi. Le attività antidiabetiche dei polisaccaridi, triterpenoidi, proteine e glicoproteine estratti dal Reishi sono state dimostrate da vari studi. Mentre i meccanismi antidiabetici dei polisaccaridi, uno dei composti bioattivi, sono stati dimostrati dall’espressione di enzimi importanti per il metabolismo del glucosio (aumentando la fosfofruttochinasi, il glucosio-6-fosfato deidrogenasi e la glucochinasi epatica, ma inibendo la manganese superossido dismutasi, la glicogeno sintetasi e la glutatione perossidasi), l’attività delle glicoproteine è stata spiegata dall’inibizione della proteina tirosina fosfatasi 1B. Il meccanismo antidiabetico dei triterpenoidi, un altro composto bioattivo, è espresso dall’inibizione dell’α-glucosidasi con l’aldoso reduttasi, l’enzima che converte il glucosio in sorbitolo. Infine, è stato riportato che la proteina Ling Zhi-8 può ridurre la concentrazione di glucosio plasmatico diminuendo l’infiltrazione linfocitaria e aumentando il rilevamento degli anticorpi insulinici ed ha anche attività antidiabetica. Ganoderan A, B e C dai polisaccaridi; proteina tirosina fosfatasi 1B dalle glicoproteine; acido ganoderico A, C1, C2 e Df3 dai triterpenoidi; e ganoderol B possono essere citati come esempi di composti bioattivi che mostrano meccanismi di azione antidiabetici e ipoglicemici.

Li et al., nel loro studio che esamina gli effetti dei polisaccaridi e dei triterpenoidi del Reishi sulle malattie cardiovascolari, hanno applicato un programma alimentare contenente polvere di spore e olio di Reishi a una dose di 0,3 g/kg di peso corporeo/giorno a conigli per 4 mesi. I ricercatori hanno riportato una significativa diminuzione dei livelli di trigliceridi e colesterolo a bassa densità (LDL-C) nei conigli alla fine dei 4 mesi.

È stato inoltre riportato che i polisaccaridi e i triterpenoidi di G. lucidum inibiscono la progressione dell’aterosclerosi riducendo la polarizzazione infiammatoria e il disfunzionamento endoteliale dei macrofagi. È stato dimostrato anche in altri studi che i polisaccaridi o gli estratti di Reishi riducono i livelli sierici di glucosio, insulina, lipidi, trigliceridi e colesterolo. Infatti, in uno studio che indagava l’effetto di un estratto etanolico di Reishi (50, 100 e 150 mg/kg) somministrato a ratti diabetici, Tong et al. hanno riscontrato un effetto positivo dell’estratto e lo hanno associato al metabolismo degli acidi grassi liberi. Inoltre, Chen et al. hanno riportato che l’applicazione di polisaccaridi di Reishi nei topi a una dose di 400 mg/kg al giorno ha ridotto in modo significativo i livelli di glucosio ed insulina nel sangue a digiuno.

PROPRIETÀ ANTIOSSIDANTI

Gli antiossidanti agiscono catturando i radicali liberi, chelando i metalli pro-ossidativi, spegnendo l’ossigeno singoletto e le sostanze fotosensibili e inattivando la lipoossigenasi, rallentando efficacemente l’ossidazione alimentare. Composti fenolici come tocoferoli, flavonoidi, acidi fenolici, carotenoidi, aminoacidi e acido ascorbico vengono comunemente impiegati come agenti antiossidanti per impedire il processo di ossidazione reagendo con i radicali liberi. D’altra parte, la chelazione dei metalli coinvolge la partecipazione di vari componenti, come fosfolipidi, polifenoli, aminoacidi (triptofano, metionina e cisteina) e peptidi. Oltre ai loro effetti sull’ossidazione degli alimenti, i composti antiossidanti presenti negli alimenti possono anche prevenire le reazioni di ossidazione che avvengono all’interno del corpo quando vengono consumati.

Le proprietà antiossidanti del Reishi sono state scientificamente dimostrate e sono attribuite ai suoi polisaccaridi, glicoproteine, triterpeni, aminoacidi e composti fenolici costituenti. I polisaccaridi nel Reishi manifestano effetti antiossidanti attraverso vari meccanismi, come la terminazione o la prevenzione delle reazioni a catena mediante donazione di idrogeno, donazione di elettroni o combinazione di idrogeno e elettroni con i radicali liberi. Inoltre, è stato dimostrato che i polisaccaridi del Reishi riducono la perossidazione lipidica e il malondialdeide, un prodotto dell’ossidazione, e influenzano positivamente l’attività della glutatione perossidasi, il meccanismo primario di difesa contro i radicali liberi nelle cellule del corpo. Questo effetto è ottenuto stimolando la sintesi degli enzimi catalasi e superossido dismutasi tramite un ciclo redox. Inoltre, sono stati ben consolidati anche gli effetti antiossidanti dei triterpeni e degli aminoacidi leucina, così come delle glicoproteine prodotte combinando polisaccaridi con peptidi o proteine attraverso legami covalenti.

Estratti etanolici del Reishi sono stati trovati contenere vari composti fenolici, tra cui quercetina, miricetina, acido gallico, acido clorogenico, protocatechina, acido cinammico, acido p-idrossibenzoico e acido p-cumarico, che hanno manifestato attività antiossidante. Taofiq et al. hanno utilizzato il sistema Soxhlet per estrarre un estratto etanolico dalle radici fruttifere del fungo e ne hanno analizzato l’attività antiossidante e la composizione chimica. I loro risultati hanno rivelato elevate concentrazioni di acido ganoderico A, C2 e H, così come diversi acidi fenolici, come l’acido p-idrossibenzoico, protocatecuico e siringuico. È interessante notare che gli acidi fenolici presenti nell’estratto hanno dimostrato una maggiore efficacia nel catturare i radicali DPPH rispetto ai polisaccaridi, indicando che l’attività antiossidante dell’estratto può derivare principalmente dal contenuto di acidi fenolici. Inoltre, Veljović et al. hanno condotto un’analisi sugli estratti etanolici del Reishi per determinarne la composizione chimica e l’attività antiossidante. Gli estratti sono stati trovati contenere quantità significative di esperetina e naringenina, così come livelli variabili di quercetina, acido gallico, kaempferolo e acido trans-cinnamico.

ANTICANCEROGENO

Il cancro è un processo influenzato da una varietà di fattori, tra cui le condizioni di vita, come la nutrizione, il fumo e il consumo di alcol; sostanze tossiche ambientali; il sistema immunitario; predisposizione genetica; radiazioni; esposizione a sostanze chimiche; ecc. Uno dei fattori significativi che influisce notevolmente sullo sviluppo del cancro è la nutrizione, che rappresenta uno dei principali focus per la prevenzione ed è stata ampiamente studiata. Secondo l’Istituto Americano per la Ricerca sul Cancro (AICR) e il Fondo Mondiale per la Ricerca sul Cancro (WCRF), mantenere una nutrizione adeguata, l’esercizio fisico e un peso corporeo appropriato può ridurre il rischio di sviluppare tutti i tipi di cancro del 30-40%. Per prevenire o trattare il cancro, una dieta dovrebbe contenere componenti essenziali come il selenio, le vitamine (specialmente l’acido folico, le vitamine B12, C, D ed E), una varietà di antiossidanti (come α-carotene, β-carotene, licopene, luteina e criptoxantina) e probiotici

Il trattamento del cancro coinvolge una gamma di approcci, tra cui chirurgia, chemioterapia, radioterapia, terapia fotodinamica, terapia termica, immunoterapia e terapia genica, sia singolarmente che in combinazione; tuttavia, a causa degli effetti collaterali di alcuni trattamenti e del loro impatto dannoso sulle cellule sane, la ricerca di tecniche e sostanze naturali nel trattamento del cancro si è intensificata. Di conseguenza, i ricercatori hanno iniziato a esplorare l’attività anticancro di diversi componenti alimentari per determinarne l’efficacia contro le cellule cancerose. Diversi componenti, tra cui composti fenolici, flavonoidi e terpenoidi, hanno dimostrato attività anticancro attraverso le loro diverse funzioni:

  • I composti fenolici inibiscono l’invasione e la metastasi delle cellule cancerose.
  • I flavonoidi contrastano l’angiogenesi, aumentano la frammentazione del DNA, inibiscono gli enzimi di trasduzione del segnale e promuovono la fosforilazione del recettore del fattore di crescita epidermico.
  • I terpenoidi, d’altra parte, inibiscono la trasduzione del segnale delle proteine antiapoptotiche, attivano i mediatori proapoptotici e inducono l’arresto del ciclo cellulare, contribuendo alla formazione e prevenzione del cancro.

I polisaccaridi e triterpenoidi derivati dal Reishi hanno dimostrato di possedere attività anticancro attraverso vari meccanismi:

  • I polisaccaridi agiscono stimolando il sistema immunitario (macrofagi, cellule T e cellule B) a produrre citochine e attivare le attività anticancro delle cellule immunitarie. Oltre a rafforzare il sistema immunitario, i polisaccaridi manifestano attività anticancro attraverso diversi meccanismi, tra cui l’induzione di un effetto citotossico, la riduzione dell’espressione dell’integrina per ostacolare l’adesione delle cellule tumorali, la promozione dell’apoptosi delle cellule cancerose e l’inibizione dell’angiogenesi. I polisaccaridi con attività anticancro nel Reishi presentano legami glicosidici lunghi e pesi molecolari elevati. In questo contesto, è stato affermato che i β-1,3- e β-1,6-D-glucani ramificati derivati dai polisaccaridi mostrano attività anticancro tramite il recettore del complemento di tipo 3, che lega i polisaccaridi β-glucani. Anche il glucuronoglucano, il glucogalattano, il mannogalattoclucano e l’arabinoglucano mostrano attività antitumorale. Ganoderan A-B-C e glicoproteine (eteropolisaccaridi) sono citati come esempi di composti anticancro ad alto peso molecolare.
  • I triterpenoidi mostrano attività anticancro inibendo la crescita metastatica delle cellule cancerose, sopprimendo l’attacco delle cellule cancerose e inibendo l’attività della proteina chinasi C o del β-catenina. In particolare, i ganoderic acidi, tra cui ganoderic acid T, ganoderic acid D e ganoderiol F, hanno dimostrato avere citotossicità in varie cellule cancerose. Tra gli acidi ganoderici, è stato riportato che ganoderic acid T, ganoderic acid D e ganoderiol F hanno un’efficace attività anticancro. Inoltre, sono state dimostrate le azioni citotossiche degli acidi ganoderici U, V, W, X e Y sulle cellule epatoma.

Inoltre, il fungo Reishi contiene preziosi composti bioattivi con proprietà immunomodulanti che possono fungere da risorse naturali per mitigare la tossicità della chemioterapia e/o della radioterapia convenzionali e potenziare il sistema immunitario dei pazienti affetti da cancro.

 

 

Articolo e studi tratti dal sito governativo:

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC10094145/

 

07Mar

AGENTI ANTIOSSIDANTI E ANTINEOPLASIA

Cosa cerchiamo realmente nel cibo? Non sono le calorie, né il volume o la massa. È, infatti, la nutrizione: micronutrienti che includono vitamine, minerali, antiossidanti e sostanze fitochimiche. Questi sono i componenti in base ai quali il cibo può essere valutato e, quindi, è possibile prendere una decisione obiettiva se vale la pena mangiarlo o meno”. – Brendan Brazier

QUALI ASSUMERE

  • CURCUMA: non esitate a metterla dappertutto. E’ uno dei più potenti complementi anticancro.
  • TÈ VERDE: i tè verdi sono tutti, senza distinzione, ricchi di epigallocatechina-3-gallato e sono eccellenti soprattutto, pare, se associati alle foglie di papaya essiccate.
  • VINO: in piccole quantità, due o tre bicchieri al giorno in media. È ricco di resveratrolo.
  • SELENIO: è uno dei rari complementi di cui sia stata dimostrata l’efficacia nella prevenzione dei tumori. (Si trova nell’aglio, broccoli, cavolo, cetrioli, cereali (specie se integrali), cipolle, funghi, sedano. Fonti animali: carne (agnello, anatra, maiale, pollo), formaggi stagionati, pesce (crostacei, frutti di mare, sardine, tonno), tuorlo d’uovo.)
  • POMODORI: soprattutto preparati industrialmente, come nelle salse o nel succo di pomodoro. Contengono il licopene, che è veramente molto efficace contro i tumori, soprattutto nell’uomo.
  • FIBRE ALIMENTARI: sono molto importanti, innanzitutto come prebiotici e poi perché, non digerite, accelerano il transito intestinale e quindi diminuiscono il tempo di contatto tra le mucosa intestinale e i prodotti potenzialmente cancerogeni contenuti negli alimenti. Poco tollerate da chi soffre di colon irritabile.
  • AGLIO E LA CIPOLLA: sono interessanti agenti anticancro. Inoltre sono presenti in abbondanza nella famosa dieta mediterranea. Aggiungeteli ogni volta che potete.
  • QUERCETINA: si trova soprattutto nei capperi, nel levistico, nel cacao e nel peperoncino piccante, ed è un eccellente agente preventivo, soprattutto nei fumatori.
  • ESERCIZIO FISICO: abbiamo visto il suo ruolo primario nella riduzione del rischio di recidiva dei tumori. Interviene direttamente anche nel quadro di un dispendio energetico allo scopo di conservare un indice di massa corporea soddisfacente.

QUALI EVITARE

  • TABACCO: Non dimenticate che da solo è responsabile dello sviluppo di circa il 30% di tutti i tumori.
  • ECCESSO DI PESCE SPADA, TONNO ROSSO, HALIBUT E SALMONE: contengono davvero troppi metalli pesanti ed elementi tossici per essere mangiati spesso. Evitate almeno di consumarli quotidianamente.
  • ECCESSO DI LATTE E DI LATTICINI FERMENTATI (FORMAGGI, YOGURT): sopratutto gli uomini non dovrebbero mangiarne troppi dopo i cinquant’anni.
  • BETA-CAROTENE: si trova in un gran numero di integratori alimentari venduti sia in farmaci sia su Internet. Fate attenzione: se fumate, oppure se avete fumato, evitate questo prodotto che è assolutamente nocivo per la vostra salute. Fate attenzione anche se avete l’abitudine di esagerare nelle quantità di frutta e verdura che ne siano ricche.
  • VITAMINA E: c’è stato un tempo in cui era raccomandata. In realtà gli uomini dovrebbero fare davvero molta attenzione, perché oggi è dimostrato che aumenta il rischio di alcuni tumori. Si trova in numerosi cocktail di vitamine venduti sia in farmacia sia su Internet. Ancora una volta evitate di giocare all’apprendista stregone.
  • ECCESSO DI SUPERALCOLICI: una volta ogni tanto probabilmente non fanno molto male, ma ingurgitati regolarmente possono comportare un aumento di alcuni tumori. Non superate mai i 30g di etanolo al giorno di media.
  • SOVRAPPESO: attenzione, non lo potete più ignorare. Proprio come la sedentarietà, aumenta il rischio di sviluppo di tumore, sia nell’uomo sia nella donna; va combattuto fin dall’infanzia.
  • ARSENICO NELLE BEVANDE, I NITRITI E I NITRATI NELL’ACQUA E IN ALCUNI INSACCATI INDUSTRIALI: da evitare sistematicamente. Sono altamente cancerogeni. Chiedete agli enti competenti se sono presenti nell’acqua del vostro rubinetto, leggete le etichette degli insaccati industriali da evitate questi tre agenti, tutti altamente cancerogeni sia nell’uomo sia nella donna.
  • SANGUE CONTENUTO NELLA CARNE: non esitate a eliminare il sangue della carne, per esempio lavandola prima di cucinarla. Se avete voglia di concedervi un sanguinaccio o una bistecca di manzo con tutto il suo sugo, dopo prendete una compressa di fosfato di calcio. Alcuni ricercatori francesi sembrano affermare che questo ridurrebbe l’effetto potenzialmente cancerogeno dell’emoglobina contenuta nel sangue che avete ingerito.
  • SOSTANZE GRASSE RICCHE DI ACIDI GRASSI POLINSATURI: soprattutto l’olio di colza, di perilla e di semi di canapa. Sembra che siano potenzialmente pericolosi in rapporto al rischio di tumori, soprattutto a temperature molto alte.
  • GRIGLIATE E COTTURA CON IL WOK: per quest’ultima, soprattutto se si utilizzano gli oli che abbiamo appena citato. Il contatto di qualunque cibo con la fiamma  (≥500° C) produce sostanze particolarmente nocive. Soprattutto nelle preparazioni con il wok, a causa della forma stessa dell’utensile, si raggiungono temperature di cottura davvero troppo elevate, che producono sostanze cancerogene. 

PRATICATE ATTIVITÀ FISICA

Muovetevi, camminate, impegnatevi nelle vostre occupazioni quotidiane o scegliete attività più dispendiose.

  • ACQUAGYM: una ginnastica acquatica molto efficace, particolarmente raccomandata in caso di sovrappeso. Eccellente anche per le articolazioni.
  • TREKKING: camminare in gruppo in un ambiente sereno è un ottimo modo per praticare un’attività fisica moderata senza rendervene conto.
  • STRETCHING POSTURALE: ideale se soffrite di tensioni muscolari o se avete bisogno di rilassarvi.
  • PILATES: un metodo eccellente per riappropriarvi dei vostri muscoli profondi e ritrovare un buon schema posturale.
  • TAI-CHI E QI-GONG: fluidità, equilibrio, concentrazione, ritmate da una respirazione profonda; sono discipline orientali molto rilassanti.
  • POWER YOGA: uno yoga molto fisico che fa scomparire ogni tensione, fisica e psicologica.

07Mar

MONTESSORI E STEINER: DUE METODI A CONFRONTO

La scuola è quell’esilio in cui l’adulto tiene il bambino fin quando è capace di vivere nel mondo degli adulti senza dar fastidio”. – Maria Montessori

METODO MONTESSORI E STEINER

Questi due personaggi, praticamente contemporanei, hanno lasciato un’impronta importante nel campo della pedagogia. I loro metodi vengono spesso contrapposti, discussi, fraintesi. Ricevo molte mail con richieste di informazioni in materia.

Maria Montessori (1870-1952) fu medico, pedagogista, filosofa, educatrice. Presso la clinica psichiatrica dell’università “La Sapienza” (Roma) le fu affidato il recupero dei bambini considerati “deficienti”. Proprio per loro elaborò i materiali che sono tuttora alla base del suo metodo di insegnamento.

Rudolf Steiner (1861-1925) fu filosofo, pedagogista, esoterista. Nel 1919 il proprietario della fabbrica di sigarette Waldorf-Astoria gli affidò la direzione di una scuola destinata ad istruire i figli dei suoi operai. La scuola Waldorf prende il nome proprio da questa fabbrica.

I metodi Waldorf e Montessori hanno in comune molto più di quanto si possa pensare. Ecco alcuni esempi:

  • Entrambi si accostano al bambino con il massimo rispetto. Vedono in lui un potenziale immenso e credono nella pedagogia come mezzo per migliorare la società di domani.
  • Entrambi ritengono che il bambino debba poter godere della massima libertà, seppur con visioni differenti.
  • L’arte ha un ruolo importante nelle scuole steineriane come in quelle montessoriane.
  • Entrambi giudicano i voti inutili e dannosi.
  • Entrambi propongono un ambiente a misura di bambino.
  • Nella scuola dell’infanzia non vengono proposte attività studiate a tavolino,  ma si riproduce la vita casalinga.

LE PRINCIPALI DIFFERENZE

METODO STEINERIANO:

Il metodo Waldorf mira innanzitutto a nutrire l’animo dell’essere umano, in modo da renderlo libero. L’apprendimento passa in secondo piano. Rudolf Steiner attribuisce una grande importanza all’immaginazione.

L’apprendimento della lettura e della scrittura viene proposto solo dopo i sette anni. Fino ad allora Steiner pensava che il bambino fosse ancora ancorato ad un’altra dimensione, quella pre-natale.

I giocattoli proposti sono grezzi, rudimentali, e si prestano ad essere utilizzati in modi diversi. Lo scopo è quello di stimolare la creatività.

L’arredamento è a misura di bambino. I piccoli possono spostare i mobili, arrampicarvisi e trasformarli, con la loro immaginazione, in ciò che preferiscono.

I bambini seguono un ritmo (giornaliero, settimanale, annuale) regolare. Guidati dall’insegnante, trovano sicurezza nelle loro abitudini.

L’insegnante ha una grande responsabilità. È per i bambini fonte di ispirazione e modello di comportamento. E’ necessario che la sua sia una vera e propria vocazione.

Nelle scuole Waldorf l’arte e i lavori manuali hanno un ruolo di primaria importanza. Dalla pittura alla scultura, alla musica. Dalla maglia al cucito, alla fabbricazione della carta, alla lavorazione del legno e del metallo, gli studenti acquisiscono numerosissime abilità che forniranno un importante bagaglio personale.

Le scuole Waldorf sono contrarie all’uso della televisione, del computer e di altri strumenti tecnologici in genere da parte dei bambini. Danno invece molta importanza al gioco all’aperto. Adeguatamente vestiti, i bambini vanno a giocare fuori qualunque sia la condizione climatica e la temperatura, anche sotto la pioggia o la neve.

CASE DEI BAMBINI MONTESSORIANE:

Lettere e numeri vengono introdotti attraverso il materiale didattico, fin dai tre anni. In genere il bambino, spinto dal proprio interesse, impara a leggere e scrivere intorno ai quattro-cinque anni.

L’insegnante ha un ruolo di guida, di facilitatore. Permette al bambino di accedere a ciò che gli interessa.

Il materiale ideato da Maria Montessori permette ad ogni bambino di acquisire una determinata abilità, di esercitarla e poi passare ad altro in completa autonomia. Tutti i materiali montessoriani permettono l’autocorrezione dell’errore. Non è necessario il voto o l’intervento dell’insegnante perché il bambino si renda conto di aver sbagliato e provi a correggersi.

A differenza dei materiali steineriani, che possono (anzi, idealmente dovrebbero) essere utilizzati in ogni modo possibile, i materiali montessoriani vengono presentati all’allievo dall’insegnante e devono essere utilizzati esclusivamente per lo scopo al quale sono destinati.

Il bambino è libero di scegliere quale attività svolgere in qualsiasi momento.

Anche qui l’arredamento è a misura di bambino, per permettere a i piccini di spostare tavoli e sedie a loro piacimento. Non vedrete però, in una scuola montessoriana, bambini in piedi sul tavolo o sedie accatastate come nelle scuole Waldorf.

Pur incoraggiando la creatività, il metodo montessori mira a tenere il bambino “con i piedi per terra”. Essendo egli incapace di distinguere tra realtà e finzione, la Montessori ritiene opportuno non confondergli le idee.

Maria Montessori definisce la mente del bambino come “mente assorbente”, non solo in grado, ma desiderosa di immagazzinare una gran quantità di insegnamenti con il minimo sforzo. Il segreto, secondo lei, è cogliere i momenti “sensibili” e saperli sfruttare al meglio.

CRITICHE MOSSE AI DUE METODI PEDAGOGICI

WALDORF:

Le scuole steineriane sono spesso guardate con sospetto. C’è chi pensa si tratti di una setta, chi di una religione. Ovviamente, niente di tutto questo. In effetti Rudolf Steiner ha trattato molti temi ed elaborato teorie sugli argomenti più vasti, occultismo e religione compresi. Ma questi non vengono certo insegnati ai bambini nelle scuole.

C’è poi chi ritiene che i bambini che frequentano le scuole Waldorf non vivano nel “mondo reale”. In effetti la giornata nelle scuole steineriane è scandita dal racconto di fiabe. Esattamente come nelle nostre case o come in qualsiasi altra scuola.

C’è chi pensa che un bambino che crede nelle favole non sarà in grado, una volta cresciuto, di affrontare la realtà. Io credo invece che un bambino felice sarà un adulto libero ed equilibrato, perfettamente capace di far fronte alle difficoltà.

MONTESSORI:

Secondo Maria Montessori il bambino deve essere lasciato il più possibile libero. Queste sue parole vengono spesso male interpretate, e si immaginano orde di bambini indisciplinati in nome della libertà. In realtà la Montessori mira all’apprendimento dell’autodisciplina. Entrando in una classe di bambini dai tre ai sei anni sarete stupiti dal silenzio e dall’ordine che vi regnano.

C’è chi invece non apprezza l’uso rigido dei materiali, che devono essere utilizzati unicamente nel modo indicato e chi il fatto che i bambini svolgano attività prevalentemente individuali a scapito, si pensa, della socializzazione.

03Mar

TÈ VERDE E TÈ BANCHA

Il tè è l’elisir della vita”. – Eisai, Kissa Yojoki

PROPRIETÀ BENEFICHE DEL TÈ VERDE

Il tè verde contiene notevoli quantità di polifenoli, cui appartengono il gruppo delle catechine, sostanze particolarmente attive contro i tumori. Tra queste, l’epigallocatechina gallato si è dimostrata quella più interessante.

Numerosi studi epidemiologici, soprattutto condotti in Giappone, suggeriscono che bere tè verde tutti i giorni può contribuire a prevenire i tumori, soprattutto quelli del tratto gastrointestinale, dei polmoni e del seno. Tuttavia non tutti gli studi sono giunti ancora a conclusioni. In generale, però, i dati epidemiologici dicono che nelle società dove si consuma regolarmente tè, la frequenza dei tumori è sensibilmente inferiore.

In particolare, alcuni studi hanno evidenziato che:

  • il consumo di 8g al giorno di tè verde riduce del 60% il rischio di tumori;
  • alti livelli di polifenoli nel sangue sono associati ad una ridotta incidenza di cancro dello stomaco e dell’esofago, in particolare tra i non fumatori e i non bevitori, ma ancor più tra coloro con deficit relativo di caroteni;
  • 3-5 tazze al giorno di tè possono ridurre le recidive di tumore alla mammella;
  • la somministrazione di catechine (600mg/die) riduce l’incidenza del cancro alla prostata;
  • l’epigallocatechina gallato protegge da iniziazione, promozione e progressione tumorale in modelli animali di tumore alla pelle;
  • il consumo di tè verde ha un effetto protettivo sulla formazione di lesioni precancerose del colon (polipi) e dello stomaco (gastrite cronica atrofica);
  • il consumo di tè verde a dosi elevate (più di tre tazze al giorno) conferisce protezione dai carginogeni del tabacco.

In generale, emerge che la protezione antitumorale si ottiene con dosaggi sostenuti di tè, pari a 4-6 tazze al giorno o più. Personalmente, raccomando il consumo di tè coltivato biologicamente, dato che nel tè verde commerciale sono stati riscontrati alti livelli di pesticidi. Altro piccolo problema è che il tè verde provoca stitichezza e quindi non va bene per tutti. Per minimizzare questo effetto, alcuni suggeriscono di lasciare in infusione il tè per non più di due minuti.

Bibliografia:

(Valussi M Derivati vegetali e loro ruolo nella modificazione e prevenzione dei processi di tumorogenesi. Med Nat gennaio 2009)

Il tè verde potrebbe essere la più potente di tutte le fonti antiossidanti in quanto contiene polifenoli che eliminano i radicali liberi. Una presentazione del 1997 della ricerca dell’Università del Kansas all’incontro nazionale dell’American Chemical Society, ha rilevato che gli antiossidanti nel tè verde, chiamati catechine (un fenolo), sono più di 100 volte più efficaci nel neutralizzare i radicali liberi rispetto alla vitamina C e 25 volte più potenti della vitamina E.” – Anthony Youn, The Age Fix: A Leading Plastic Surgeon Reveals How to Really Look 10 Years Younger

BENEFICI DEL TÈ BANCHA

Letteralmente significa “tè comune” (ordinario): è un tè verde di provenienza nipponica che si produce dalle foglie colte nell’ultimo raccolto che si fa con le piante di tè, che avviene normalmente in ottobre.

Il bancha è il tè verde di cui fanno comune uso i giapponesi. Le foglie sono raccolte dalla pianta comune da cui si ricava il the verde, ma questa operazione viene fatta nel periodo più tardivo, quando la pianta sta per esaurire il suo ciclo produttivo, conferendo (solo teoricamente) al the bancha una qualità minore rispetto a quella usata per il tè verde (con raccolto tempestivo, spesso uno dei primi).

Ha un sapore delicato e unico, con un marcato odore di paglia.

Il tè Bancha, venduto nella classica forma di filtro, conferma il piacere di un buon tè verde con le proprietà benefiche della bevanda segreta di longevità del popolo giapponese e cinese.

Questa variante di tè ha un’elevata capacità di attivare il metabolismo del fegato con effetti altamente depurativi. Grazie alla sua minor quantità di teina, il tè Bancha può essere bevuto anche a pranzo al posto dell’acqua.

La dieta Macrobiotica indica proprio questa bevanda come sostitutivo dell’acqua normale, e che ben si sposa anche con la nostra dieta mediterranea.

Definito anche “tè di tre anni” perché è costituito da foglie rimaste sulla pianta tre anni. E’ un prodotto deteinato naturalmente ed è privo di coloranti o prodotti chimici.

Si distingue in due varietà:

  • Hojicha, composto dalle foglie più grosse dell’arbusto, con pochissima teina;
  • Kukicha, costituito dai rametti della pianta, praticamente privo di teina, è quest’ultimo il più indicato per uso curativo.

Entrambi hanno proprietà diuretiche, ipoglicemizzanti e depurative del sangue, sono ricchi di antiossidanti, ottimi per la vista, ossa e proteggono i denti da carie e batteri.

Entrambi hanno un sapore delicato e legnoso molto gradevole, da assaporarsi con o senza zucchero. Si possono ottenere gradevoli sfumature di sapore miscelandolo, durante l’infusione, con semi di anice, meglio se anice stellato, radice di liquirizia (purché non vi sia ipertensione), scorza di limone, menta, cannella o cardamomo. La quantità di aromatizzante da aggiungere dipende ovviamente dai gusti, ma è sempre meglio non eccedere, soprattutto con l’anice stellato che, in grandi quantità, può diventare tossico.

COME PREPARARE IL MIGLIOR TÈ BANCHA

La preparazione è diversa da hojicha a kukicha. Nel primo caso le foglie vanno messe in infusione per circa 4-5 minuti in acqua a circa 80°, nel secondo i rametti di tè vanno bolliti per circa dieci minuti.

Come nel caso del tè verde, scaldare l’acqua senza portarla ad ebollizione. Versare l’acqua bollente in una tazza e successivamente adagiare il filtro del Bancha dentro la tazza. Non bere finché non diventa tiepido (le bevande troppo calde fanno male all’esofago). Il tè Bancha, come il tè verde, non richiede dolcificanti. Se proprio si vuole dolcificare, usare del miele biologico o un dolcificante naturale come l’eritritolo.

02Mar

CONSIGLI UTILI PER GENITORI CONSAPEVOLI

È più facile costruire bambini forti che riparare uomini rotti”. – Frederick Douglass

10 REGOLE DI “EDUCAZIONE ALIMENTARE” PER I PROPRI FIGLI

1) IL CIBO NON VA USATO  NE’ COME PREMIO NE’ COME PUNIZIONE

Mai usare il cibo per punire (il fatidico “a letto senza cena”),  o premiare  (“se fai il bravo ti do una caramella“).

2) VIA DAL FRIGO LE TENTAZIONI

Svuotare dispensa e frigo da patatine, merendine, succhi, cioccolata. Via libera a frutta fresca, yogurt (meglio vegetale), tè, fette biscottate (meglio integrali o gluten free).

3) UN MOMENTO PER CHIACCHIERARE

Il pasto sia una pausa per parlare (se invece si guarda la tv non ci si accorge di quanto e cosa si mangia).

4) MANGIARE PIANO A SAZIETÀ

Evitare che il bimbo mangi troppo in fretta, così facendo non si sazierà mai e dopo una merendina ne vorrà un’altra.

5) PIATTI FATTI IN CASA E SEMPLICI

Preferire cibi fatti in casa a quelli confezionati ed eliminare i piatti elaborati e con troppi condimenti.

6) FIN DA PICCOLI TANTA VERDURA

Riabilitare le verdure, crude o cotte; riempiono lo stomaco e rallentano l’assimilazione delle sostanze ingerite.

7) LA TELEVISIONE, CHE NOIA

Ridurre il tempo dedicato alla televisione e al computer a favore di attività più dinamiche e sociali.

8) MUOVERSI IL PIÙ POSSIBILE

Spronare il bambino a camminare, fare sport e salire le scale, invece di prendere l’ascensore.

9) MODERARE LE QUANTITÀ

Gradualmente ridurre le quantità di cibo nel piatto e i fuori pasto. E utile ridurre le dimensioni del piatto.

10) NON DIMENTICARE LA BILANCIA

Sottoporre regolarmente il ragazzo in sovrappeso al controllo di peso/altezza.

PERCHÈ È BENE LIMITARE IL SALE NEL BAMBINO

È noto che un’alimentazione troppo ricca di sale non è salutare, potendo determinare, a lungo termine, l’insorgenza di problemi di salute, in particolare di ipertensione arteriosa. Ma non solo. L’eccesso di sale introdotto con la dieta costringe il rene ad un “iperlavoro” e finisce per intaccare la percezione del gusto dei cibi, facendo ingiustamente apparire le pietanze poco salate come “meno gustose”.

Per tutti questi motivi è fondamentale limitare l’introduzione di sale con la dieta. E questo prezioso consiglio vale per gli adulti quanto per i bambini, che dovrebbero essere abituati fin da piccoli a non eccedere con l’introito di sale con l’alimentazione.

Per prima cosa è assolutamente da evitare l’introduzione troppo precoce del sale nella dieta dei più piccoli: al momento dello svezzamento non è indicato aggiungere sale durante la preparazione delle pappe e tale pratica dovrebbe essere evitata almeno fino al compimento del primo anno di vita e preferibilmente anche oltre.

Successivamente, quando l’alimentazione del bambino sarà la medesima dei genitori, è tutta la famiglia che dovrebbe impegnarsi a ridurre l’introito sodico: non aggiungere ulteriore sale ai cibi pronti e serviti nel piatto, preferire il consumo di pane senza sale a quello di focacce, crackers, grissini e altri prodotti da formo generalmente molto salati. Così come è da limitare il consumo di insaccati, snacks e patatine in busta: alimenti troppo salati oltre che troppo ricchi in grassi e nutrizionalmente non adeguati. Via libera invece a frutta e verdura.

Durante la preparazione dei cibi è importante limitare al minimo indispensabile l’utilizzo del sale: il sapore può essere esaltato con l’utilizzo di spezie o erbe aromatiche, che possono essere impiegate in sostituzione del sale.

Le cotture al cartoccio o al vapore, che consentono agli alimenti di cuocere con i loro stessi succhi, andrebbero preferite poiché anch’esse consentono di conferire naturalmente gusto alle preparazioni limitando il ricorso all’aggiunta di sale. Per insaporire un piatto di verdura, preferire l’utilizzo di un filo d’olio extravergine d’oliva. Per l’idratazione, scegliere le acque oligominerali, povere di sodio.

Tutti questi piccoli accorgimenti, da adottare nella vita quotidiana, rappresentano utili strumenti per raggiungere l’obiettivo di limitare l’introito sodico dei bambini, che troppo spesso assumono quantità di sale già eccessive per un soggetto adulto: a giovarne sarà la salute e la capacità di apprezzare il vero sapore delle materie prime utilizzate nella preparazione dei cibi.

(Gianvincenzo Zuccotti)

SETTE REGOLE D’ORO PER EDUCARE I BAMBINI

1) Dategli meno. Hanno troppo, non c’è dubbio. Il consumismo fa scomparire il desiderio e apre le porte alla noia.

2) Quella che conta è l’intensità, non la quantità di tempo passato con i bambini. I primi venti minuti del rientro a casa dal lavoro sono fondamentali. Devono essere dedicati al colloquio e alle coccole. E non certo a chiedere dei compiti o dei risultati.

3) I giochi più educativi sono quelli che passano attraverso la fantasia della madre e le mani del padre: bastano due pezzi di legno, ma i genitori ormai non sanno più inventare.

4) Dai tre ai cinque anni è bene avviare i bimbi ai lavoretti a casa, assieme ai genitori. È utile che sappiano stirare con un piccolo ferro o attaccare un bottone.

5) Sport. Prima di tutto deve essere lui a desiderarlo. Meglio se lo fa in gruppo, facendo capire che agonismo significa emergere con fatica e non diventare campioni. Ottime due o tre ore di palestra alla settimana. Poca competizione, grande beneficio fisico.

6) Va incoraggiata la cultura artistica abituandoli al bello. Teatro, musica, arti visive creano il desiderio di migliorare. I soldi spesi per la cultura sono quelli che rendono di più.

7) Ultimo suggerimento: ho una mia teoria e forse mi prenderanno in giro. La chiamo: la donna a tre quarti del tempo. Le donne che lavorano, la maggioranza, a fine giornata pensano già ai figli, alla spesa, agli impegni di casa e rendono poco. Non sarebbe meglio lasciarle uscire mezz’ora prima? I figli, tornando da scuola, le avrebbero a casa meno stressate e più disponibili. Più che di corsi, è di questo che i bimbi hanno bisogno.

(Giovanni Bollea, Neuropsichiatra infantile)

27Dic

DISTURBI ALIMENTARI

L’anoressia non è una malattia del corpo, è una malattia della mente”. – Lynn Crilly

DISTURBI ALIMENTARI IN TEMPO DI PANDEMIA

I disturbi del comportamento alimentare non hanno mai a che fare solo con l’estetica: sono la spia di un disagio, una sofferenza, un desiderio di farsi del male, di emergere o nascondersi, insomma, di qualcosa di più profondo e più intimo. Per questo motivo questa tipologia di patologie è multi-sistemica, cioè va affrontata da diversi punti di vista, così come nella presa in carico della persona da curare entrano in gioco diversi professionisti, il nutrizionista, il medico, lo psicoterapeuta o lo psichiatra, che lavorano gomito a gomito.

Durante la pandemia, alcuni di questi disturbi hanno visto una crescita esponenziale.

Oggi 15 marzo, in occasione della giornata nazionale dedicata ai disturbi del comportamento alimentare, ne parliamo con il medico chirurgo e nutrizionista Nicola Villano:

Stando chiusi in casa, con il cibo a portata di mano e soprattutto non dovendo preoccuparsi dello sguardo del mondo in mancanza di relazioni umane, in pieno lockdown, c’è stata un’esplosione di alcuni disturbi alimentari. Un esempio banale è quello della ragazzina che ha preso 5 chili e corre ai ripari con meccanismi malsani come il vomito o l’assunzione di diuretici. Ma, senza arrivare a livelli patologici, diciamo che i problemi di chi aveva un rapporto disturbato con il cibo, in un modo o nell’altro, sono emersi”.

ANORESSIA, BULIMIA, DNS, BED E ORTORESSIA

Siamo tutti un po’ ingrassati, ed ora eccoci qui a piangere lacrime di coccodrillo, a fare digiuni o metterci a dieta. Il problema è che ognuno lo fa a modo suo, sbagliando. Infatti, oltre alle patologie più gravi – quelle che possono portare, in casi estremi, anche alla morte, vale a dire l’anoressia e la bulimia – particolarmente diffuse tra i giovanissimi, esistono altri disturbi, meno noti e molto frequenti anche tra gli adulti. Anzitutto, il Disturbo della Nutrizione Specificato (DNS) che, da innocuo, può sfociare nell’anoressia.

Si comincia a fare una dieta perché non ci si piace, con un’attenzione spasmodica verso il cibo, le calorie, come si possono compensare, il che può diventare una vera e propria ossessione. Questa insoddisfazione, però, in momenti particolari della vita, ad esempio durante l’adolescenza, tra i 12 e i 14 anni, quando il corpo cambia e non si accetta, perché c’è una disformia, cioè un’alterazione della propria immagine allo specchio, può trasformarsi in un disturbo vero e proprio. Succede soprattutto alle ragazze: dopo aver fatto una dieta si vedono bene e per piacersi ancora di più mangiano sempre meno pur continuando a vedersi grasse”.

Questa è una anoressia di tipo 1, che può facilmente tramutarsi nel livello patologico. Si parla di anoressia di tipo 2, quella più nota, quando si comincia a digiunare ma, poiché il corpo richiede cibo, si compensa con le grandi abbuffate (condotte atipiche) mangiando di tutto, per poi compensare, provocandosi il vomito per il senso di colpa.

Questa fase è già molto grave – racconta l’esperto – nel soggetto in genere, in questa fase, già convivono malnutrizione, esofagite, gastrite, erosione delle gengive e soprattutto l’amenorrea, cioè nelle ragazzine, viene meno la mestruazione. Questo è un segnale quasi inequivocabile, se accompagnato alla dieta, quindi i genitori delle adolescenti devono prestarvi molta attenzione. In questi casi, anche mangiare diventa complicato e si può rischiare il ricovero e, infine, la morte”.

L’anoressia colpisce soprattutto le adolescenti: nella popolazione nazionale, ne soffre circa l’1,5% delle ragazze contro lo 0,5% dei ragazzi. A differenza della sua “sorella gemella”, la bulimia, che invece ha una quasi parità tra maschi e femmine, con una percentuale che si aggira intorno all’1%. Questa malattia può manifestarsi anche più tardi, dopo lo sviluppo.

In entrambi i casi, con il corpo si cerca di dare voce a un disagio, vuoi per un’assenza nella propria vita, vuoi per una voglia di emulare, vuoi per ribellarsi alla figura genitoriale. È importante sensibilizzare e parlarne il più possibile perché le prime antenne devono essere i genitori, che devono prestare attenzione a tutti i segnali e consultare subito un medico se c’è qualcosa di strano”, raccomanda il nutrizionista.

Il bulimico mangia continuamente, fa grandi abbuffate per poi vomitare. I due disturbi sembrano molto simili ma agiscono in maniera diversa” – sottolinea Villano – “Chi soffre di bulimiasi nasconde molto bene in quanto non ha né l’atteggiamento né il fisico dell’anoressico, quindi può andare avanti per molto tempo prima che la patologia si manifesti del tutto. Un segnale importante è l’uso costante di farmaci, come lassativi e diuretici, indurre il vomito e una attività fisica eccessiva, che dovrebbe servire a compensare l’accumulo di calorie”.

In queste malattie, la persona è ossessionata dal controllo, calcola le calorie, le ore di sonno, per far “quadrare tutti i conti”.

Un altro disturbo poco conosciuto ma diffusissimo negli adulti è il Binge Eating Disorder (BED), ovvero la tendenza a mangiare cibo spazzatura.

Riguarda quelle persone che sembrano avere una condotta alimentare corretta di giorno ma che di sera mangiano malissimo. L’educazione a non mangiare cibo spazzatura deve cominciare dall’età pediatrica, ad esempio, vietando ai bambini le famose merendine, introdotte negli anni ’90. Nel 90% dei casi questo disturbo porta all’obesità, anche quella un modo per nascondersi o autodistruggersi”, dice il dottor Villano.

Legata alla moda del momento e ai fenomeni bio e vegan, vi è l’ortoressia, che ne rappresenta l’estremizzazione, ovvero la ricerca spasmodica di cibi BIO, della loro tracciabilità, perché sia tutto naturale e non ci siano sostanze chimiche e che, a lungo andare, può di fatto trasformarsi in anoressia.

Si tratta di una forma di automedicazione narcisistica in cui si calcola tutto per cui finisci per non mangiare perché non ti fidi più di quello che compri, quello che cucinano i tuoi amici o il ristorante”, spiega il nutrizionista.

I CONSIGLI CHE VALGONO SEMPRE, DENTRO O FUORI LA PANDEMIA

La cosa importante, secondo Nicola Villano, è nutrirsi sempre con equilibrio e con un certo ritmo, perché è importante mangiare gli alimenti giusti e nella giusta proporzione.

No ai digiuni, soprattutto a quelli autoimposti o riparatori. L’organismo ha bisogno di tutto, la dieta è uno strumento per dare armonia al corpo come si dà il ritmo ad un’orchestra”.

27Dic

SENOLITICI, COME INVERTIRE LA CURVA DELLA VECCHIAIA

il cibo può guarire e rinnovare. Il cibo può essere la tua medicina anti-invecchiamento”. – Deepak Chopra

SENESCENZA CELLULARE

Le cellule (purtroppo) invecchiano, in quanto tutte le cellule hanno una durata limitata. Quando una cellula giunge alla fine della vita, procede alla sua autodistruzione, in modo da non ingombrare inutilmente l’organismo. Questo processo naturale è chiamato apoptosi.

Tuttavia, accade che alcune cellule alla fine della loro vita non entrino nella fase di morte cellulare. Queste cellule, denominate senescenti o senili, continuano a vagare all’interno dell’organismo. All’inizio le nostre difese immunitarie riescono ad eliminarle, ma nel tempo le cellule senescenti finiscono per accumularsi e sopraffare il sistema immunitario, che diventa incapace di sbarazzarsene.

Questo accumulo di cellule senescenti all’interno dell’organismo finisce per causare molti danni: intossicazione delle cellule vicine, secrezione di molecole infiammatorie e accumulo dannoso all’interno dei tessuti e degli organi.

La perdita di elasticità, di spessore e di luminosità della pelle, ad esempio, è in gran parte causata dalle cellule senescenti che si accumulano nel corso del tempo. Pertanto, molti ricercatori ritengono che la senescenza cellulare svolgerebbe un ruolo chiave nell’invecchiamento e in tutti i disturbi legati all’età.

Questa infiammazione cronica sistemica che producono le cellule senescenti, compromette la capacità rigenerativa delle cellule staminali e aumenta di conseguenza il rischio di sviluppare diverse patologie età-correlate.

La normale senescenza cellulare è correlata anche a:

  • accorciamento dei telomeri;
  • danni al DNA;
  • glicemia alta e glicazione proteica;
  • aumento delle specie reattive dell’ossigeno (stress ossidativo);
  • aggregazione proteica, favorita dall’iperglicemia e dallo stress ossidativo.

Questi eventi dipendono soprattutto da fattori interni all’organismo, tuttavia, possono essere accelerati o rallentati da fattori ambientali (dieta sbagliata, attività fisica, stress, inquinamento, fumo, esposizione solare, ecc.).

COSA SONO I SENOLITICI

Un senolitico (letteralmente distruttore della senescenza) è una molecola, naturale o sintetica, in grado di indurre selettivamente la morte delle cellule invecchiate (inducendo una apoptosi selettiva). Grazie a queste proprietà, i senolitici possono migliorare la salute negli esseri umani ritardando, prevenendo, alleviando o invertendo le malattie legate all’età.

Gli agenti senolitici possono prendere di mira le cellule senescenti attraverso approcci genetici o farmacologici.

COME PULIRE L’ORGANISMO DALLE CELLULE SENESCENTI?

Innanzitutto è necessario adottare uno stile di vita ragionevole:

  • seguire una dieta equilibrata e varia;
  • dormire a sufficienza;
  • praticare regolarmente attività fisica.

Tutti questi suggerimenti, semplici ma funzionali, aiuteranno a migliorare la tua immunità e a facilitare l’eliminazione di queste cellule “zombie”.

Oltre a questi accorgimenti, è tuttavia importante optare per l’assunzione di sostanze denominate senolitici. I senolitici segnano infatti una vera svolta nella lotta contro l’invecchiamento.

Diversi studi scientifici hanno mostrato che l’assunzione di senolitici aiuta ad accelerare l’eliminazione delle cellule senescenti e quindi ad invertire il processo di invecchiamento.

SENOLITICI NELLA DIETA

La ricerca sui senolitici si è prevalentemente rivolta verso sostanze naturali contenute in alcuni cibi con azioni antiossidanti e antinfiammatorie. Tra queste si annoverano diversi polifenoli, da sempre studiati come molecole anti-senescenza.

Diamo un’occhiata a queste sostanze senolitiche:

  • Quercetina

La quercetina è un antiossidante con proprietà senolitiche. È un flavonolo (quindi appartiene alla famiglia dei flavonoidi e al più grande gruppo dei polifenoli). Si trova in molti frutti, verdure, foglie, semi e cereali.

Capperi, cipolle rosse e cavoli sono alimenti comuni ricchi di quercetina. Ha un sapore amaro e viene usata come ingrediente antiossidante e immunoprotettivo in integratori alimentari, bevande e alimenti.

  • Fisetina

La fisetina è un eccezionale senolitico naturale. È un flavonolo strutturalmente e funzionalmente correlato alla quercetina. La si trova in molte piante, dove funge da colorante giallo/ocra. Questo composto si trova in alcuni alberi, come l’acacia e il cipresso di Nootka.

Le fonti alimentari di fisetina includono molti frutti e verdure, come fragole, mele, cachi, cipolle e cetrioli.

La fisetina ha attività sia senolitica che senomorfica, a seconda del tipo di cellula.

Diversi studi hanno mostrato che la fisetina potrebbe promuovere efficacemente l’eliminazione delle cellule senescenti.

Occorre notare che la fisetina sarebbe anche un potente mimetico della restrizione calorica, in grado quindi di attivare l’autofagia (il meccanismo che elimina gli elementi tossici immagazzinati nelle cellule).

La sua natura idrofoba gli consente di penetrare facilmente nelle cellule attraverso la membrana cellulare. Favorisce, inoltre, l’autodistruzione delle cellule anomale (come le cellule senescenti) attivando diverse proteine caratteristiche.

Una delle sue particolarità è la riduzione della frazione delle cellule senescenti dell’immunità (linfociti T e NK), il che permette di amplificare il suo effetto benefico in quanto le cellule immunitarie sono importanti per eliminare le cellule senescenti.

Inoltre, inibisce l’attività di diverse citochine infiammatorie come TNFa, IL-6 e il fattore di trascrizione NF-Κb e presenta degli effetti anti-iperlipidemici.

  • Luteolina e Curcumina

La luteolina è un altro flavonoide di colore giallo, che si ottiene dalla pianta guaderella (Reseda luteola).

Le fonti alimentari includono sedano, broccoli, carciofi, peperone verde, prezzemolo, timo, dente di leone, perilla, camomilla, carote, olio d’oliva, menta piperita, rosmarino, arance e origano.

La curcumina è una sostanza giallo brillante estratta dalle piante della specie curcuma longa. Viene usata come spezia, colorante alimentare e integratore ad azione antiossidante e antinfiammatoria.

Recenti screening sui flavonoidi hanno mostrato che fisetina, curcumina e luteolina esibiscono un’attività senoterapeutica più potente della quercetina. Tra questi, la fisetina sembra essere il senolitico più potente.

  • Teaflavina

La teaflavina, un polifenolo del tè nero, è riconosciuta come un composto senolitico di riferimento, per smontare il meccanismo che le cellule senescenti utilizzano per resistere alla morte programmata.

  • Piperlongumina

La piperlongumina è un alcaloide che abbonda nel frutto della pianta Piper longum, usato in modo simile al pepe nero come spezia e condimento.

La piperlongumina provoca l’uccisione selettiva delle cellule tumorali inibendo le proteine di risposta allo stress ossidativo, che sono importanti per la sopravvivenza delle cellule tumorali sotto livelli elevati di specie reattive dell’ossigeno (ROS).

Sempre nel corso di studi preliminari, la piperlongumina ha dimostrato di poter uccidere preferenzialmente anche le cellule senescenti. Inoltre, diversi suoi derivati esibiscono un potenziale senolitico.

  • Restrizione calorica

La restrizione calorica ha dimostrato di aumentare la durata della salute e della vita, diminuendo l’accumulo di cellule con fenotipo pro-infiammatorio.

In genere, questa dieta prevede un taglio delle calorie del 20-40% rispetto al fabbisogno, senza tuttavia causare malnutrizione. Pertanto, un adulto con un fabbisogno calorico di 2.000 Kcal/die dovrebbe assumere, con questa dieta, tra le 1.200 e 1.600 calorie (Kcal) al giorno.

I ricercatori hanno scoperto che le scimmie che hanno seguito una dieta ipocalorica (restrizione del 30% rispetto al fabbisogno) vivevano molto più a lungo di quelle che seguivano una dieta regolare.

In un altro studio, 6 mesi di restrizione calorica (-25% come obiettivo) hanno ridotto i livelli di insulina a digiuno e la temperatura corporea negli adulti in sovrappeso.

Prolungando la restrizione per 24 mesi (-11,9% reale in media), si sono ottenuti miglioramenti nei biomarcatori legati all’invecchiamento senza influire negativamente sugli esiti psicologici o comportamentali.

Un altro studio ha indicato che 12 settimane di restrizione calorica hanno migliorato la salute cardiometabolica negli adulti sedentari con obesità e di età superiore ai 65 anni.

  • Farmaci Senolitici

Sebbene non siano al centro di questo argomento, vale la pena ricordare che diversi farmaci senomorfici/senostatici hanno potenziali applicazioni cliniche.

La rapamicina, un immunosoppressore, diminuisce il fenotipo secretorio pro infiammatorio e mantiene l’arresto del ciclo cellulare ma non uccide le cellule senescenti.

Inoltre, la metformina, un farmaco ampiamente utilizzato per il trattamento del diabete di tipo 2, limita l’attivazione di NF-b, riducendo così l’infiammazione cronica.

  • Metformina

La Metformina è il farmaco più comunemente prescritto per il trattamento del diabete di tipo 2 che, agendo a livello epatico, diminuisce la produzione di glucosio e contribuisce all’abbassamento della glicemia.

Recentemente questa sostanza ha dimostrato di essere utile anche nel trattamento di altre patologie e di avere anche effetto anti-aging. Si tratta della versione sintetica di un estratto derivato dalla Galega officinalis conosciuta anche come lilla francese o ruta di capra, che fin dal Medioevo è nota per le sue proprietà curative.

La galega ha infatti azione:

  • ipoglicemizzante, consente quindi di tenere a bada la glicemia in caso ad esempio di diabete in forma leggera;
  • depurativa e diuretica, stimola la diuresi e in questo modo favorisce l’eliminazione delle tossine dall’organismo.

Nel corso del tempo, però, oltre all’effetto ipoglicemizzante, la metformina ha mostrato avere altri “effetti collaterali” positivi. In particolare, si è notato che i pazienti che assumevano metformina per un lungo periodo, nonostante fossero diabetici e quindi a più alto rischio di malattie cardiovascolari e di tutte le patologie connesse all’obesità, sembravano aver sviluppato un minor numero di malattie legate all’invecchiamento e di avere un tasso di mortalità inferiore rispetto, non solo a quello dei diabetici che prendono farmaci ipoglicemizzanti diversi dalla metformina, ma addirittura delle persone che avevano la stessa età e non erano diabetiche.

Tra i vari dati il più sorprendente è quello relativo al cancro. I pazienti trattati con metformina manifestavano una minore probabilità di contrarre il cancro, fino al 25-40% in meno, rispetto ai diabetici che assumevano altri farmaci, e anche nei casi in cui avessero avuto un cancro, tendevano a sopravvivere più a lungo rispetto agli altri diabetici ammalati di cancro che stavano assumendo altri farmaci.

Quando i ricercatori belgi hanno testato la metformina sulle piccole ascaridi C. elegans, i vermi non solo sono invecchiati più lentamente, ma sono anche rimasti sani più a lungo. Essi non risultavano rallentati e non sviluppavano le rughe. I topi trattati con metformina hanno aumentato la loro durata di vita di quasi il 40% e le loro ossa erano più forti.

La Cardiff University ha scoperto che quando i pazienti con diabete hanno assunto metformina nel loro trattamento, hanno vissuto in realtà più a lungo rispetto a coloro che invece non l’avevano asssunta, e che i trattati così sarebbero dovuti morire circa otto anni prima secondo le medie statistiche.

C’è un nuovo studio clinico chiamato TAME (Targeting Aging with Metformin) che sta monitorando l’uso della metformina. Gli scienziati provenienti da una serie d’istituzioni stanno attualmente raccogliendo fondi e reclutando circa 3.000 soggetti tra i 70 e gli 80 anni di età, che hanno già il cancro o che sono anche solamente a rischio di svilupparlo, come anche per le malattie cardiache e la demenza.

Essi sperano di dimostrare che il farmaco rallenti il processo d’invecchiamento e arresti queste malattie.

Effetti collaterali e controindicazioni della metformina:

Gli effetti collaterali più comuni della metformina sono quelli a carico del tratto gastrointestinale quali:

  • diarrea;
  • nausea;
  • dolore di stomaco;
  • riduzione dell’appetito.

Si tratta di disturbi riscontrati in circa il 10% dei soggetti trattati che di solito sono transitori, tempo e dose-dipendenti e più frequenti nei soggetti già affetti da patologie intestinali.

La preoccupazione principale associata alla terapia con metformina, è il rischio di acidosi lattica (un accumulo di acido lattico nel sangue), condizione rara (≤10 casi su 100.000 pazienti trattati per anno), ma potenzialmente a rischio di mortalità. I casi riportati di acidosi lattica, in pazienti trattati con il farmaco, si sono verificati in particolare in pazienti diabetici con una significativa insufficienza renale.

Per tale motivo l’uso della metformina è controindicato in chi soffre di:

  • insufficienza renale cronica;
  • malattie polmonari;
  • patologie a carico del fegato (insufficienza epatica).

Inoltre il trattamento a lungo termine con metformina, aumenta il rischio di carenza di vitamina B12, che porta ad un incremento delle concentrazioni di omocisteina. Pertanto, poiché il deficit di vitamina B12 può essere prevenuto, occorre prendere in considerazione, durante un trattamento a lungo termine con metformina, la regolare misurazione delle concentrazioni di vitamina B12 che va in caso supplementata.

La carenza avviene per l’inibizione che ha la metformina delle cubitine e megaline (proteine trasportatrici della vitamina B12).

  • Berberina

In molti vorrebbero assumere la metformina visti i suoi molteplici effetti positivi, in primis quello dimagrante e anti-age; ragione per cui se ne parla da diversi anni nel mondo dell’anti-invecchiamento, e in molti stanno già assumendola regolarmente, ma, purtroppo, come tutti i farmaci, ha anche gravi effetti collaterali.

C’è tuttavia un’altra sostanza, che essendo un integratore è in libera vendita e non richiede una prescrizione medica (anche se, prima di assumere un qualsiasi integratore, per quanto naturale, raccomando sempre di parlarne con il proprio medico di fiducia).

Questa sostanza è la berberina.

Le due sostanze sono differenti ma molto simili per una serie di effetti che hanno in comune. Infatti, nel mondo dell’anti-invecchiamento, la berberina è considerata come una valida alternativa alla metformina. Lo studio più importante è stato pubblicato nel 2004 su Nature Medicine; successivamente uno studio del 2011 ha messo a confronto berberina e metformina e in questo studio è stato addirittura dimostrato che la berberina ha una capacità maggiore rispetto alla metformina di ridurre il rapporto vita-fianchi, i trigliceridi nel sangue e il colesterolo LDL totale, cioè quello cattivo, e di incrementare il colesterolo HDL, cioè quello buono.

Studi più recenti hanno evidenziato una grande efficacia ipoglicemica, cioè la riduzione dello zucchero nel sangue, in pazienti con diabete mellito di tipo 2; anche in questo caso sembra che la berberina agisca a livello dei recettori, aumentando l’espressione dei recettori per l’insulina, quindi aumenta la sensibilità a questo ormone, e riduce l’insulino resistenza, tipica del diabete.

Il fattore più importante nel contesto anti-age, nonché quello più desiderato, è il fatto che mima la restrizione calorica. Inoltre non causa l’effetto negativo del mancato riassorbimento della vitamina B12 come accade invece se si assume la metformina, quindi tutto sommato sembra che la berberina sia veramente una valida alternativa alla metformina. Se assunta in grandi quantità può causare disturbi gastrointestinali, per quanto riguarda disturbi gravi, invece, sembrano non essercene.

Pare abbia effetti importanti anche per il trattamento dell’Alzheimer, in quanto riesce a rallentarne la progressione o perfino prevenirne l’insorgenza.

 

(In foto: Iris Apfel, modella e icona fashion americana, nata nell’Agosto del 1921. Uno dei suoi segreti è l’integrazione di polvere di curcuma nelle pietanze).

22Dic

NATALE, MANUALE DI SOPRAVVIVENZA

Le persone si preoccupano di ciò che mangiano tra Natale e Capodanno invece di preoccuparsi di ciò che mangiano tra Capodanno e Natale”.

ACCORGIMENTI NATALIZI

Dieta a Natale? Impensabile. Allora la raccomandazione principale, sempre valida, è quella di seguire un’alimentazione bilanciata e corretta il più a lungo possibile prima delle abbuffate natalizie, riservando i cambiamenti esclusivamente alle feste comandate. Se riusciremo ad essere diligenti per tutto il periodo pre-natalizio, non avremo difficoltà ad applicare anche alcuni piccoli consigli per il dopo-feste.

Il miglior regime alimentare da adottare dopo una, o più, abbuffate, deve essere disintossicante, perché l’eccesso di grassi, alcool e zuccheri, provoca uno stato di intossicazione dal quale il nostro organismo fatica a riprendersi, per questo il menù delle “giornate disintossicanti” che vi propongo è integrato da liquidi, in particolare tisane, che sono distribuite durante tutto l’arco della giornata.

Le tisane devono essere disintossicanti, per questo potete scegliere di prepararle a base di bardana, carciofo, zenzero, tarassaco, aloe e cardo mariano.

MENU DISINTOSSICANTE

Regole fondamentali nei 3 giorni disintossicanti:

  • Si usi pochissimo sale grezzo (quasi niente)
  • Consumare non più di 4 cucchiaini di olio extravergine di oliva al giorno.
  • Si dovranno bere minimo 2 litri d’acqua a scelta.
  • Non si assumeranno latte, latticini e formaggi (solo yogurt a colazione).
  • No pane, grissini, freselle, biscotti, ecc.
  • Non si dovrà assumere vino né alcuna bevanda gassata o dolce (neanche bevande light).
  • Tipi di VERDURE da scegliere: tutti i tipi di insalata, pomodori, rape, ravanelli, cavolo, cavolfiore, peperoni, spinaci, funghi, melanzane, zucchine, broccoli, asparagi, carciofi, fagiolini, germogli di soia, rucola, carote crude e sedano (le verdure vanno consumate crude, grigliate, bollite o anche cotte al vapore).
  • Il primo giorno è dedicato all’assunzione di frutta, verdura e legumi, per depurarsi dalle tossine in eccesso e liberare l’intestino dalle scorie, nonché reidratare il corpo.
  • Il secondo giorno è dedicato all’introduzione di cereali (prevalentemente integrali), per poter sostenere l’attività del fegato.
  • Il terzo giorno, invece, si assumeranno solo proteine di origine animale (pesce o pollo o uova) sia a pranzo che a cena, con verdura a piacere per tenere bassa l’insulina.

DIETA

Appena svegli, assumere un bicchiere d’acqua, possibilmente tiepida, con mezzo limone spremuto (solo se non si hanno problemi di gastrite e/o esofagite) ed un pizzico di curcuma.

  • Primo giorno

COLAZIONE: tisana + Yogurt light con fibre
PRANZO: passato di lenticchie + insalata + tisana
SPUNTINO (metà mattina e metà pomeriggio): 8 mandorle o 5 noci + tisana
CENA: minestrone a piacere con semi di lino + tisana

  • Secondo giorno

COLAZIONE: caffè + Yogurt light con fibre
CENA: Riso integrale con olio e limone + tisana
SPUNTINO (metà mattina e metà pomeriggio): 2 frutti + tisana
PRANZO: vellutata di zucchine con un pugnetto di semi di girasole + tisana

  • Terzo Giorno

COLAZIONE: caffè + Yogurt light con fibre
PRANZO: 2 uova a frittata con spinaci + tisana
SPUNTINO (metà mattina e metà pomeriggio): 5 mandorle o 3 noci + tisana
CENA: salmone al forno + rucola + tisana

Prima di andare a dormire assumere un bicchiere d’acqua, possibilmente tiepida, con mezzo limone spremuto (solo se non si hanno problemi di gastrite e/o esofagite) ed un pizzico di bicarbonato.

A questo punto la disintossicazione sarà completata e l’organismo riprenderà a funzionare normalmente.

Dopo aver seguito questa dieta di 3 giorni, vi sentirete sin da subito leggeri con la pancia più sgonfia.

Ovviamente si consiglia, nei giorni a seguire, di ritornare alla propria dieta come da prescrizione.

Buone feste a tutti!

10Dic

DNA E COSMO

“Siamo tutti connessi. Gli uni agli altri, biologicamente. Alla terra, chimicamente. Al resto dell’universo, atomicamente. – Neil DeGrasse Tyson

CORRELAZIONE TRA IL DNA E IL COSMO

Molti maestri spirituali sanno già da tempo che il nostro corpo può essere programmato da lingua, parole e pensieri. Ora questo è stato scientificamente provato. Il DNA umano funziona come una specie di “Internet biologico“, ed è sotto molti aspetti superiore a quello artificiale. Nuove ricerche scientifiche in Russia, direttamente o indirettamente, spiegano fenomeni quali chiaroveggenza, intuizione, guarigioni spontanee e guarigioni a distanza, autoguarigioni, tecniche di affermazione, aloni di luce attorno alle persone e molto altro.

In più si potrebbe affermare una medicina completamente nuova, nella quale il DNA può essere riprogrammato con parole e frequenze, SENZA LA NECESSITÀ di prelevare e reintrodurre singoli geni. Soltanto il 10% del nostro DNA serve a produrre le proteine, ed è questo 10% che viene esaminato dai ricercatori occidentali. Il rimanente 90% viene considerato “junk DNA”, DNA spazzatura. Tuttavia i ricercatori russi, convinti che la natura non abbia creato questo 90% a caso, hanno esplorato questo 90% del DNA assieme a linguisti e genetisti. I risultati di questa ricerca sono semplicemente rivoluzionari!

Il nostro DNA non sarebbe solo responsabile della struttura del nostro corpo, ma servirebbe anche come banca dati e per comunicare. I linguisti russi hanno scoperto che il codice genetico (specialmente il 90% “inutile”) segue le stesse regole di tutte le lingue dell’uomo. A questo scopo, gli studiosi hanno comparato le regole di sintassi (il modo di mettere insieme le parole per formare le frasi), semantica (lo studio del significato delle parole) e le regole base della grammatica. Hanno scoperto che il nostro DNA segue un determinato schema grammaticale. Quindi le lingue dell’uomo non si sono formate casualmente, ma sono insite nel DNA.

Il biofisico e biologo molecolare Pjotr Garjajev e i suoi colleghi hanno anche analizzato le qualità vibrazionali del DNA. In breve sostengono che “i cromosomi vivi funzionano esattamente come un computer olografico che usa radiazioni laser di DNA endogeno”. Gli studiosi sono stati in grado, per esempio, di proiettare determinate frequenze (suono) con una specie di raggio laser sul DNA, modificando la frequenza di esso e quindi l’informazione genetica stessa. Dato che la struttura base del DNA è uguale alla struttura della lingua, non è necessaria alcuna codifica del DNA. Si possono semplicemente usare parole e frasi della lingua umana! Anche questo è stato provato scientificamente.

La sostanza del DNA (nel tessuto vivo, non in provetta) reagirà sempre a questi raggi modulati e addirittura alle onde radio, se vengono utilizzate le frequenze giuste. Questo spiega perché tecniche come affermazioni, ipnosi e simili hanno un effetto così forte sugli uomini e il loro corpo: per il nostro DNA reagire al linguaggio è perfettamente naturale. Mentre i ricercatori occidentali prelevano singoli geni dalle eliche del DNA e li inseriscono altrove, i russi hanno creato un mezzo per influenzare il metabolismo delle cellule attraverso frequenze di luce e di onde radio, riparando i difetti genetici. Gli studiosi hanno addirittura catturato uno schema di informazioni di un DNA particolare e lo hanno trasmesso a un altro, riprogrammando le cellule. In questo modo hanno trasformato, per esempio, embrioni di rana in embrioni di salamandra, semplicemente trasmettendo informazioni di DNA! Così le informazioni sono state trasmesse senza gli effetti collaterali che possono manifestarsi quando si prelevano e reinseriscono dei singoli geni dal DNA.

Quindi è stato provato ciò che i maestri spirituali sanno già da tempo. Ovviamente la frequenza utilizzata deve essere quella giusta. Per questo motivo non tutti otteniamo lo stesso successo. Ogni individuo deve lavorare sul proprio processo e sviluppo interiore per stabilire una comunicazione conscia con il DNA. Maggiore sarà alta la consapevolezza di un individuo, minore sarà la necessità di un congegno, e si potranno ottenere questi risultati da soli. La scienza finalmente finirà di prendersi gioco di queste idee e confermerà e spiegherà questi risultati. E non finisce qui.

I ricercatori russi hanno anche scoperto che il nostro DNA può creare delle interferenze in un vuoto, producendo un “tunnel spaziale”! Questi tunnel sono l’equivalente microscopico dei cosiddetti “ponti Einstein-Rosen” in prossimità di buchi neri (lasciati da stelle estinte). Sono dei collegamenti tra aree completamente diverse nell’universo, attraverso i quali si può trasmettere al di fuori di spazio e tempo. Il DNA attrae questi pezzi d’informazione e li trasmette alla nostra coscienza. Questo processo di ipercomunicazione (telepatia, channeling) è più efficace in uno stato di rilassamento. Stress, preoccupazione o un cervello troppo attivo rendono inefficace l’ipercomunicazione facendo si che le informazioni trasmesse saranno completamente distorte e inutili.

Un esempio di ipercomunicazione lo troviamo, per esempio, nel mondo degli insetti. Quando la regina di un formicaio viene separata dalla sua colonia, le formiche lavoratrici continuano il loro lavoro secondo un piano preciso. Ma se la regina muore, tutte finiscono di lavorare; nessuna formica sa più cosa fare. Sembra che la regina trasmetta i suoi “piani di costruzione” seppur distante, attraverso la coscienza di gruppo dei suoi sudditi. L’importante è che sia viva. Negli uomini, spesso si ha un fenomeno di ipercomunicazione quando improvvisamente si trova l’accesso a informazioni al di fuori della propria conoscenza. Questa ipercomunicazione viene vissuta come ispirazione, intuizione o trance. Il compositore Giuseppe Tartini, per esempio, una notte sognò il diavolo seduto accanto il suo letto che suonava il violino. La mattina successiva Tartini fu in grado di ricordarsi esattamente lo spartito e scriverlo: ne risultò la sonata “Il trillo del diavolo”. (Vedi il video qui: http://www.youtube.com/watch?v=SGpjhmOqTBM ).

Un infermiere 42enne per molti anni sognò una situazione nella quale era collegato a una specie di enciclopedia sotto forma di CD-Rom. In quei sogni gli venivano trasmesse delle conoscenze di ogni genere, e la mattina seguente era in grado di ricordare tutto. Gli arrivò un flusso enorme di informazioni, e sognava per lo più dettagli tecnici che erano al di fuori della sua conoscenza. Quando vi sono questi casi di ipercomunicazione, si possono osservare dei fenomeni sovrannaturali nel DNA. Gli scienziati russi hanno irradiato diversi campioni di DNA con dei raggi laser e su uno schermo si è formata una tipica trama di onde che, una volta rimosso il campione, rimaneva sullo schermo. Allo stesso modo si suppone che l’energia al di fuori dello spazio e del tempo continua a passare attraverso i tunnel spaziali attivati anche dopo la rimozione del DNA. Gli effetti collaterali più frequenti nell’ipercomunicazione sono dei campi magnetici vicini alle persone coinvolte. Gli apparecchi elettronici possono subire delle interferenze e smettere di funzionare per ore. Quando il campo elettromagnetico si dissolve, l’apparecchio ricomincia a funzionare normalmente. Molti operatori spirituali conoscono bene questo effetto.

Grazyna Gosar e Franz Bludorf nel loro libro “Vernetzte Intelligenz” spiegano queste connessioni in modo chiaro e preciso. Gli autori riportano anche alcune fonti secondo le quali gli uomini sarebbero stati, come gli animali, collegati alla coscienza di gruppo, e quindi avrebbero agito come gruppo. Per sviluppare e vivere la propria individualità, tuttavia, avrebbero abbandonato e dimenticato quasi completamente l’ipercomunicazione. Ora che la nostra coscienza individuale è abbastanza stabile, possiamo creare una nuova forma di coscienza di gruppo. Così come usiamo Internet, il nostro DNA è in grado di immettere dati nella rete, scaricare informazioni e stabilire un contatto con altre persone connesse. In questo modo si possono spiegare i fenomeni quali telepatia o guarigioni a distanza.

Senza un’individualità distinta la coscienza collettiva non può essere usata per un periodo prolungato, altrimenti si ritornerebbe a uno stato primitivo di istinti primordiali. L’ipercomunicazione nel nuovo millennio significa una cosa ben diversa. I ricercatori pensano che, se gli uomini con piena individualità formassero una coscienza collettiva, avrebbero la capacità di creare, cambiare e plasmare la realtà sulla terra, come fossero Dio! E l’umanità si sta avvicinando a questo nuovo tipo di coscienza collettiva.

Il tempo atmosferico è piuttosto difficile da influenzare da un solo individuo, ma l’impresa potrebbe riuscire dalla coscienza di gruppo (niente di nuovo per alcune tribù indigene). Il tempo viene fortemente influenzato dalla frequenza risonante della terra (frequenza di Schumann). Ma queste stesse frequenze vengono prodotte anche nel nostro cervello, e quando molte persone si sincronizzano su di esse, o quando alcuni individui (p.e. maestri spirituali) concentrano i loro pensieri come un laser, non sorprende affatto che possano influenzare il clima. Una civiltà moderna che sviluppa questo tipo di coscienza non avrebbe più problemi né di inquinamento ambientale, né di risorse energetiche; usando il potere della coscienza collettiva potrebbe controllare automaticamente e in modo naturale l’energia del pianeta.

Se un numero abbastanza elevato di individui si unisse con uno scopo più elevato, come la meditazione per la pace, si dissolverebbe anche la violenza. Il DNA sembra essere anche un superconduttore organico in grado di lavorare a una temperatura corporea normale. I conduttori artificiali invece richiedono per il loro funzionamento delle temperature estremamente basse (tra -200 e -140°C). Inoltre, tutti i superconduttori possono immagazzinare luce, quindi informazioni. Anche questo dimostra che il DNA sia è grado di farlo.

Vi è un altro fenomeno legato al DNA e ai tunnel spaziali. Normalmente questi minuscoli tunnel sono altamente instabili e durano soltanto una frazione di secondo. In certe condizioni però si possono creare dei tunnel stabili in grado di formare delle sfere luminose. In alcune regioni della Russia queste sfere appaiono molto spesso. In queste regioni le sfere a volte s’innalzano dalla terra verso il cielo, e i ricercatori hanno scoperto che possono essere guidati dal pensiero. Le sfere emettono onde a bassa frequenza che vengono anche prodotte dal nostro cervello, quindi sono in grado di reagire ai nostri pensieri.

Queste sfere di luce hanno una carica energetica molto elevata e sono in grado di causare delle mutazioni genetiche. Anche molti operatori spirituali producono queste sfere o colonne di luce, quando si trovano in uno stato di profonda meditazione o durante un lavoro energetico. In alcuni progetti per la guarigione della terra queste sfere vengono catturate anche nelle foto. In passato, di fronte a questi fenomeni luminosi, si credeva che apparissero degli angeli. In ogni caso, pur mancando le prove scientifiche, ora sappiamo che persone con queste esperienze non soffrivano affatto di allucinazioni. Abbiamo fatto un grande passo in avanti nella comprensione della nostra realtà. Anche la scienza “ufficiale” conosce le anomalie della terra che contribuiscono alla formazione dei fenomeni luminosi. Queste anomalie sono state trovate di recente anche a Rocca di Papa, al sud di Roma.

L’articolo intero (in inglese) si può trovare sulla pagina http://www.fosar-bludorf.com (Kontext – Forum for Border Science). Su questa pagina è anche possibile contattare gli autori.

Tutte le informazioni sono tratte dal libro “Vernetzte Intelligenz” di Grazyna Fosar e Franz Bludorf, ISBN 3930243237.

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